I DISASTRI AMBIENTALI IN ASIA CENTRALE. TAVOLA ROTONDA A TASHKENT

I DISASTRI AMBIENTALI IN ASIA CENTRALE.

TAVOLA ROTONDA A TASHKENT

AVV. VITTORIO GIORGI

Si è tenuta il 9 dicembre 2011 a Tashkent, splendida capitale della Repubblica dell’Uzbekistan, Perla dell’Asia Centrale, la Tavola rotonda "Current Problems of Environmental Safety and Health Protection: Role of Civil Society Institutions in Solving Them". L’evento è stato organizzato del “Movimento Ecologico dell’Uzbekistan” cui la Costituzione riserva 15 seggi nella Camera Legislativa. Ai lavori, aperti da Boriy Alikhanov, presidente del Movimento Ecologico e deputato alla Camera Legislativa, hanno partecipato 12 relatori uzbeki, 8 stranieri e 30 rappresentanti istituzionali che hanno esaminato i tre grandi problemi ambientali che affliggono da anni l’Uzbekistan, ma che non sono imputabili agli uzbeki.

LAGO D’ARAL. Era il quarto lago più esteso del pianeta. Oggi appartiene all'Uzbekistan e al Kazakistan. All’inizio degli anni ’60, in epoca Sovietica, politici e tecnici scellerati hanno attuato un programma di sviluppo agricolo senza prevedere gli effetti sull’ecosistema. L'acqua dei fiumi Amudarya e Syrdarya, che affluivano nel lago, è stata prelevata per anni tramite l'uso di canali per irrigare i campi di cotone. A causa di questo “scriteriato sfruttamento” i due fiumi si sono prosciugati determinando l’essiccazione catastrofica del lago e dell’area circostante, un tempo rigogliosa. Oggi il livello del Lago d’Aral è sceso di 22 metri e la sua estensione è diminuita del 60%. L’arretramento della linea costiera di ben 120 chilometri haformato un deserto salato dove si è estinta quasi tutta la flora e la fauna ittica. L’alterazione dell’ecosistema ha determinato nella zona l’insorgenza di malattie delle vie respiratorie, del sistema endocrino e anemia, soprattutto tra i bambini, che ha colpito il 70% della popolazione. Il disastro del Lago d’Aral è la più grande manifestazione di scelleratezza compiuta dall’uomo sul suo ambiente.

PROVINCIA SURKHANDARYA. Sita nella Repubblica del Tagikistan, a breve distanza dal confine con l’Uzbekistan, la SUE TALCO (State Unitary Enterprise “Tadjik Aluminum Company”) industria statale per la produzione di alluminio, dal 1980 sta emettendo nell’ambiente grandi quantitativi di sostanze chimiche tossiche (idrogeno fluoridrico, anidride solforosa, monossido di azoto, monossido di carbonio) che inquinano l’ecosistema e - trasportate dal vento - contaminano anche quella parte del territorio uzbeko in prossimità del confine, la provincia Surkhandarya. Gli effetti devastanti prodotti dalle sostanze tossiche provenienti dalla TALCO sono oggi visibili su tanti bambini uzbeki nati con gravi alterazioni osteo-scheletriche e su soggetti adulti che hanno contratto malattie degli apparati neuro-endocrino, cardio-vascolare e respiratorio. Per quanto tempo ancora deve continuare questa tragedia?

CENTRALE IDROELETTRICA DI ROGUN. Il progetto per la costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun, nella Repubblica del Tagikistan, risale agli anni '70, durante il periodo sovietico. I lavori per la costruzione della base della futura grande diga, iniziati nel 1976, furono sospesi a seguito del crollo dell'URSS. L’area in questione si trova in una zona sismica di 8-10 gradi della scala Richter, dove è stata osservata una frattura sismotettonica. Oggi il Governo del Tagikistan vuole realizzare il vecchio progetto della centrale idroelettrica, dando inizio alla costruzione di una diga alta 335 metri (sarà la più alta del mondo) mediante tecniche obsolete. E vuol fare ciò senza aspettare i risultati della perizia tecnica degli esperti internazionali. Hanno pensato ai rischi di un disastro ambientale?

Conclusioni. In virtù della mia esperienza nel campo della cooperazione con le istituzione uzbeke, dieci visite in quattro anni, ho partecipato alla Tavola rotonda a Tashkent come relatore ed ho avuto dall’on. Boriy Alikhanov anche il grande onore di svolgere il ruolo di moderatore. Voglio, quindi, evidenziare chel’Uzbekistan è un Paese con un’antica storia e una luminosa identità culturale, che dal 1991 (anno della sua indipendenza) ad oggi ha saputo raggiungere importanti livelli nel campo politico-democratico ed economico. Tutte le richieste e gli appelli che le autorità dell’Uzbekistan hanno inviato a quelle del Tagikistan, sono rimasti inascoltati. Fortunatamente questi problemi ambientali riguardano zone del paese molto distanti dalle splendide città di Samarcanda, Bukhara, Khiva e Tashkent, note mete del turismo internazionale. In definitiva questi problemi sono così macroscopici che gli Uzbeki non possono risolverli da soli, ma hanno bisogno dell’intervento delle Organizzazioni Internazionali e delle ONG affinché il Tagikistan adotti tutte le necessarie misure per eliminare per sempre le cause dell’inquinamento ambientale e i rischi di un possibile disastro ambientale, in osservanza dell’Accordo di Cooperazione sull’Ambiente firmato nel 1994 dai Governi dell’Uzbekistan e del Tagikistan, e delle norme di Diritto Internazionale sul divieto di inquinamento transfrontaliero. Dobbiamo comprendere, con la mente e col cuore, che questi “Disastri Ambientali”, frutto dell’incoscienza dell’uomo, sono così enormi e devastanti che non appartengono soltanto all’Uzbekistan e all’Asia Centrale, ma al Mondo intero e a tutta la Comunità Internazionale.

* Vittorio Giorgi, avvocato civilista di Caserta, esperto in cooperazione con l’Uzbekistan. vittorio.giorgi@libero.it