09/03/10 Progetti di gigantesche centrali idroelettriche nell'Asia Centrale rappresenta una minaccia alla sicurezza di milioni di persone

Дата публикации: Feb 09, 2012 1:24:57 PM

PROGETTI DI GIGANTESCHE CENTRALI IDROELETTRICHE NELL'ASIA CENTRALE RAPPRESENTA UNA MINACCIA ALLA SICUREZZA DI MILIONI DI PERSONE

I progetti di costruzione di giganteschi impianti di energia idroelettrica nei paesi dell'Asia Centrale causano una legittima preoccupazione di tutti coloro che esaminano le possibili conseguenze della loro affrettata attuazione. Uzbekistan coerentemente e costantemente pone il problema della necessità di una valutazione internazionale indipendente di tali progetti per il loro impatto sull'ambiente e sul equilibrio idrico della regione, così come le minacce di disastri tecnogeni.

Oggi questa posizione è condivisa da molti indipendenti esperti in vari paesi. Ad esempio, l'articolo "Più epica che la realtà: Il destino di un mega impianto idroelettrico nell'Asia Centrale rimane una questione aperta...", l'autore di cui è il direttore della succursale Bishkek dell'Istituto dei paesi della CSI, dottore in scienze storiche, professore, membro della Società Geografica Russa, Alexander Knyazev, profondamente e dettagliatamente esamina il problema in termini di situazione oggettiva.

Egli osserva giustamente che il bacino dell'Amu Darya e della Syr Darya è un organismo unico, che garantisce la fornitura di acqua e il benessere dell'Asia Centrale. Tuttavia, sottolinea che gli interessi di Uzbekistan in materia di utilizzo d'acqua dai fiumi Syr Darya e Amu Darya non sono semplicemente ignorati nei paesi dell'alto. "Il fatto che la Repubblica del Tajikistan e la Repubblica Kirghizstan stanno già eseguendo la costruzione degli impianti idrotecnici ci fa parlare di una grande minaccia alla sicurezza in primo luogo all'Uzbekistan, così come al Kazakistan ed al Turkmenistan".

Allo stesso tempo, l'esperto richiama l'attenzione al fatto che "esistono severe normative internazionali che regolano la costruzione di tali impianti, che vengono ignorati nei paesi dell'alto corso del fiume. Tuttavia né Kirghizistan, né Tagikistan non sono firmatari delle convenzioni internazionali pertinenti a questo settore, si tratta della Convenzione sulla protezione e l'utilizzazione dei corsi d'acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali (Helsinki, il 17 marzo 1992), la Convenzione sul diritto di uso non navigabile dei corsi d'acqua internazionali (New York, 21 maggio 1997) e molti altri. Tuttavia, a causa della accresciuta egoista comprensione dei propri interessi nazionali, le due repubbliche si fissano sui progetti di costruzione dei Centrali Idroelettriche come su una cura certa per salvare le loro economie, ostinatamente insistono sulla attuazione di tali piani con metodi semi-artigianali a spese di uno scarso budget, in gran parte preso in prestito e in eterna ricerca di un investitore esterno.

Lui riconosce anche l'assurdità delle accuse che il paese nel cui territorio vengono formate le acque transfrontaliere può disporne a sua discrezione, così come infondato il dibattito su quali di essi sono interne, e quali no.

L'autore cita il problema più volte discusso da parte di esperti con il compito di garantire la sicurezza degli attuali impianti di energia idroelettrica: "Sarebbe stato più razionale mettere in ordine le Centrali idroelettriche ereditate dall'Unione Sovietica in Tagikistan - la CI di Nurek, e in Kirghizistan - la CI di Toktogul e le loro riserve. In entrambi i casi, un piccolo accumulo di acqua è dovuto, oltre ai motivi oggettivi, anche al fatto che per tutto il periodo post-sovietico nessuno seriamente si è impegnato nei lavori di prevenzione e ammodernamento di queste centrali, l'interramento dei serbatoi supera di tutto i limiti consentiti. Il recente incidente al CIE Nurek non ha provocato gravi conseguenze, ma è un segnale molto grave per il Tagikistan e il Kirghizistan".

"Senza dubbio si può affermare che la costruzione di nuove dighe insieme al fatto della riduzioni dell'acqua e il loro deficit in crescita, il loro utilizzo a scopi energetici senza prendere in seria considerazione può portare a conseguenze estremamente negative per l'equilibrio idrico e lo sviluppo sostenibile", - scrive A. Knyazev.

L'esperto ritiene assolutamente giusta la richiesta dell'Uzbekistan di mantenere gli interessi del Paese, la sicurezza della sua popolazione.

"Ogni paese ha i propri interessi nazionali, quindi l'unica soluzione è quella di trovare un compromesso, ogni parte deve fare concessioni. E il comportamento dell'Uzbekistan non può essere chiamato aggressivo, è piutosto molto preoccupato.

E, infine, l'ultimo argomento degli iniziatori della costruzione di grandi impianti idroelettrici - un enorme beneficio economico che presumibilmente si può essere ottenuto con la loro costruzione e funzionamento - viene considerato da parte degli scienziati con grande scetticismo.

"...E' molto discutibile la fattibilità economica di progetti-giganti" - egli scrive analizzando i dati di profitto molto discutibile per questi progetti.

Tuttavia, insieme a molti esperti, l'autore ritiene che al fine di garantire alla popolazione rifornimenti d'acqua sarebbe molto più efficiente economicamente e più sicuro di voler costruire una rete di piccole centrali idroelettriche - sia in Kirghizistan che in Tagikistan.

Parlando di potenziali partecipanti esterni di questi progetti, l'autore ci mette in guardia: "Si può ricordare come la parte cinese qualche anno fa ha chiuso ben presto il progetto di costruzione della centrale idroelettrica di Zarafshan in Tagikistan - identica alla CIE di Rogun e di Kambaratinskaya ma su piccola scala, dopo aver realizzato un probabile conflitto con l'Uzbekistan, il paese chiave della regione. Con un scetticismo poco mascherato è stata accolto in Cina una recente proposta del Kirghizistan di partecipare ai progetti idroelettrici".

A questo proposito egli ha anche giustamente osservato: "Naturalmente, le attività idroelettriche della Russia all'estero non dovrebbero essere una fonte di conflitti regionali che, in relazione ai progetti in Kirghizistan e Tagikistan sembra del tutto reale".

L'articolo pubblicato non è inequivocabile. Ma il fatto fondamentalmente importante è che Knyazev è consapevole della gravità del problema, riconosce la validità di preoccupazione dell'Uzbekistan della minacca alla sicurezza di milioni di persone che vivono nei paesi della regione.